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RIFIUTI CAMPANIA : BASSOLINO RINVIATO A GIUDIZIO

Posted by irpinianelmondo su febbraio 29, 2008

NAPOLI – Antonio Bassolino rinviato a giudizio per otto reati. Il presidente della giunta regionale della Campania va a processo per una presunta mega truffa sui rifiuti. Con lui, alla sbarra, dal 14 maggio, alcuni dei suoi più stretti collaboratori e l’ex amministratore delegato di Impregilo, Pier Giorgio Romiti. In tutto 28 persone. L’udienza preliminare, relativa al procedimento su presunte irregolarità nella gestione del ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania, davanti al gup Marcello Piscopo, si è conclusa, quindi, con maxi-rinvio a giudizio di tutti e per tutte le accuse contestate. Gli imputati dovranno essere giudicati dalla quinta sezione penale, a partire dal 14 maggio.

LE ACCUSE – Tra i 28 figurano, oltre al presidente della Campania, coinvolto nell’inchiesta nella sua qualità di ex commissario di governo per l’emergenza rifiuti, i suoi vice Giulio Facchi e Raffaele Vanoli, gli ex vertici dell’Impregilo, a partire da Pier Giorgio Romiti, Armando Cattaneo, dirigente Fibe e Paolo Romiti (solo omonimo di Pier Giorgio), dirigente Fisia Italimpianti. Le accuse, contestate dai pm napoletani, Giuseppe novello e Paolo Sirleo e accolte dal gup, vanno dalla truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato alla frode in pubbliche forniture. Bassolino, già prosciolto nelle udienze preliminari in altre inchieste su temi che riguardavano la sua attività amministrativa, viene per la prima volta rinviato a giudizio.

LA DIFESA DEL GOVERNATORE – Bassolino non parla. In sua vece si fanno sentire i legali. «La decisione di rinviare a giudizio il presidente Bassolino non sorprende ed era già stata in qualche modo preannunciata dalla improvvisa modifica del calendario di udienza. Le sedute fissate a tappe forzate non hanno permesso il benché minimo contraddittorio sui fatti, impedendo un confronto approfondito sui tanti aspetti lacunosi di quest’inchiesta», è il giudizio degli avvocati Massimo Krogh e Giuseppe Fusco, legali del governatore campano. I difensori di Bassolino osservano che «lo stesso svolgimento dell’udienza è apparso come un formale passaggio di carte e non come una sede di giudizio». «Basti ricordare – aggiungono – il clamoroso infortunio sugli emolumenti di commissari e subcommissari, quando l’accusa ha fornito cifre esorbitanti e palesemente errate». «Siamo certi – concludono Krogh e Fusco – che in tribunale il presidente Bassolino potrà mostrare finalmente la totale inconsistenza delle accuse che gli vengono mosse e la sua piena estraneità ai fatti contestati». Le parti si erano affrontate per molti mesi, alla fine le difese sono uscite (per il momento) soccombenti dalla sfida giudiziaria. Decidendo di accogliere la tesi dell’accusa, il gup ha, infatti, dato torto sia ai legali di Bassolino che ha ritenuto che quello in corso fosse solo un processo politico, sia a quelli dell’Impregilo che hanno sempre ritenuto che la società non c’entrasse con i guai del commissariato. E invece Piscopo ha deciso di accogliere le richieste della Procura che voleva il processo, ritenendo Impregilo responsabile di una colossale truffa allo Stato realizzata «grazie anche alle condotte di Antonio Bassolino», cui vengono contestati in tutto otto reati, dall’abuso al falso. Le tesi delle difesa sono state per la verità molto articolate. Passando per specifiche tecniche (gli impianti di cdr), il contesto ambientale (la mancata realizzazione del piano industriale per i ritardi nella costruzione del termovalorizzatore) e le letture politiche. Giuseppe Fusco e Massimo Krogh, i penalisti che assistono il governatore, l’hanno spiegato nel corso della penultima udienza: «Non è un processo ai fatti, ma a un fenomeno, a un sistema. E l’accusa non è fondata sui fatti, ma piuttosto articolata sul malcontento generale e sull’esasperazione popolare». Ma il gup non ha creduto alle loro argomentazioni.

LA FIBE – Fibe e Fibe Campania Spa, Fisia Italimpianti Spa e Impregilo Spa, sono state tutte rinviate a giudizio . Le società «nell’esprimere piena fiducia nell’operato della magistratura, ribadiscono la propria totale estraneità ai fatti contestati». «Ritenendo – sottolinea una nota – di aver agito nel rispetto delle legge e di aver avuto come unico obiettivo quello di contribuire a risolvere con criteri industriali la gestione dei rifiuti nella regione Campania».
PARTI OFFESE – Tra le parti offese dai presunti reati figurano la presidenza del Consiglio, la Regione Campania e ben 549 comuni (la quasi totalità dei comuni della Campania). Si calcola, approssimativamente, che sono state fotocopiate oltre 72mila pagine notificate alle parti interessate. Un altro problema che si è posto è stato quello della collocazione degli atti processuali, ben 105 faldoni. Alla fine si è partiti con il deposito degli atti il 31 luglio scorso e si è andati avanti a tappe forzate, sabato compreso, facendo irritare non poco le difese. Ultima sorpresa, poco prima della camera di consiglio – durata tre ore – è stata una richiesta di «sequestro conservativo» dei beni dei 28 imputati coinvolti nel procedimento sui rifiuti (compresi dunque Antonio Bassolino e gli ex vertici di Impregilo) presentata dai legali che rappresentano la Regione Campania. L’istanza, ritenuta necessaria «per garantire i crediti vantati dall’ente», era ovviamente subordinata all’eventuale rinvio a giudizio degli imputati.

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