POLITICHE 2008.SONDAGGIO ISTITUTO PIEPOLI. I GIOVANI PREFERISCONO IL PdL : “PIU’ LIBERTA’, MENO REGOLE, PIU’ POSSIBILITA’ DI SUCCESSO”
Posted by irpinianelmondo su marzo 25, 2008
Avellino 24.3.2008 -A tre settimane dal voto l’orientamento dei giovani non lascia molti margini di interpretazione: la preferenza per il Popolo della libertà è maggioritaria (36%) con uno scarto di ben 11 punti sul Pd (25%), mentre Udc e Sinistra Arcobaleno si confrontano attorno alla soglia del 5-6%. Si tratta, sostiene Piepoli, di una tendenza che si conferma ormai da un quindicennio: «Cito solo l’ultimo editoriale di Francesco Alberoni sul Corriere di lunedì scorso, dove si diceva che una fetta consistente di giovani sfugge sempre più all’impegno, al sacrificio, allo studio. Ecco, l’offerta che arriva dal centro-destra è percepita come la risposta giusta a questa impostazione: più libertà, meno regole, una diversa possibilità di aver successo nella vita».
A differenza di quanto emerso dal sondaggio Ipr Marketing pubblicato su Il Sole-24 Ore di lunedì (17 marzo), il campione dell’Istituto Piepoli manifesta una minore incertezza all’appuntamento con le urne: i giovani che ancora si dichiarano incerti (o dicono che non voteranno) sono il 25%, contro il 28% di Ipr Marketing. E nel confronto tra generazioni si dimostrano i meno insicuri, visto che gli ultracinquantenni arrivano addirittura al 34%.
Infine le determinanti al voto e i temi cui si sta prestando l’attenzione maggiore. In questo caso la distinzione per classi d’età non sembra dividere il campione. I primi tre temi sono gli stessi per tutti: il lavoro, la previdenza appunto e la sicurezza. Questioni che totalizzano livelli di attenzione più che doppi rispetto alla spesa pubblica e le tasse, per non parlare dei diritti civili, l’aborto, le coppie di fatto, le unioni gay: «È un altro indicatore questo – riflette ancora Piepoli – di quel distacco e in qualche caso disgusto per la politica che vivono le generazioni più giovani. La distanza tra che cosa voglio io e che cosa mi dà lo Stato. Il problema è che sempre meno giovani sono invece interessati ai destini della Nazione in cui gli sta capitando di vivere: come sarà l’Italia tra 38 anni, nel 2046, quando celebreremo il centenario della Repubblica».
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