“LODO MONDADORI”. PREMIER AVVILITO : SE POTESSI LASCEREI L’ITALIA . INTANTO DOMANI LA CONSULTA DECIDE SUL “LODO ALFANO”
Posted by irpinianelmondo su ottobre 5, 2009
05.10.2009-L’uomo al comando del Paese che ammette di «sentirsi solo» e che ha più volte sostenuto che «gli attacchi mi rafforzano», ieri sera era pervaso dalla voglia di mollare tutto e «andare all’estero». Se non fosse – spiegava ieri sempre il Cavaliere ad un suo stretto collaboratore con il quale ha affontato anche la situazione nel messinese dopo la frana – «che farei esattamente ciò che vogliono i miei avversari». Indubbiamente la sentenza del tribunale di Milano che condanna la Fininvest a risarcire con quasi 750 milioni di euro la Cir di De Benedetti per il lodo-Mondadori, è una tegola che il Cavaliere non si aspettava. «Specie che venisse fuori di sabato» con la procura di Milano ovviamente chiusa.
Specie a pochi giorni dalla sentenza su un altro lodo: quello messo a punto dal ministro Alfano. Specie quando dalla procura di Bari si annunciano nuovi nastri e nuovi video in grado di aggiornare l’inchiesta su “sanità e festini”. E’ forse quindi normale che, tra i controversi stati d’animo di un premier che deve anche fare i conti con una tv pubblica che non cessa di rilanciare le dichiarazioni di un paio di escort, ci sia anche la voglia di mollare tutto ed «andare via».
Scoraggiato, forse anche un po’ avvilito, il Cavaliere ieri mattina ha trovato tra gli sfollati messinesi quel sostegno e quell’affetto che non riesce più a sentire tra le mura di palazzo Chigi e di palazzo Grazioli. Le immagini delle casette consegnate ai terremotati dell’Aquila che i tg passano e ripassano, non sembrano bastare più. Così come non sono più sufficienti a sollevare il morale del premier nemmeno i ragionamenti dei tradizionali collaboratori del premier, ora sottosegretari e ministri, che una volta erano invece in grado – nelle interminabili serate a palazzo Grazioli – di saper apprezzare racconti, condividere barzellette e importanti decisioni.
Con il morale sotto i tacchi, forse anche per i noti problemi familiari, da qualche giorno al premier viene proposta l’idea di una grande manifestazione a sostegno e contro le trame di palazzo. Un’idea che ieri il generoso Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl, ha rilanciato a mezzo stampa e che il ministro Bondi ha immediatamente sottoscritto. «Manifestiamo pure, ma contro chi e contro che cosa?», si chiede però il Cavaliere dal momento che, a differenza della grande manifestazione di dicembre-2006, al governo è il centrodestra e che in Parlamento Pdl e Lega hanno una maggioranza schiacciante.
La difficoltà ad individuare un obiettivo preciso contro cui scendere in piazza, rischia di tramutarsi in un flop organizzativo che il governo non può correre. Purtuttavia il rilancio fatto ieri da Cicchitto di una possibile manifestazione di piazza di Pdl e Lega ha comunque due meriti: di premere “psicologicamente” sulla Consulta ed è anche, soprattutto, di far uscire dall’angolo un centrodestra che, tra escort, scudo fiscale, biotestamento, lodo-Alfano e lodo Mondadori, non riesce a trovare il bandolo della matassa mediatica e un filo di iniziativa politica. La legislatura appare infatti sospesa e Berlusconi ieri si interrogava sulla «ingiustizia» di una sentenza che «in maniera sproporzionata anche nei calcoli patrimoniali» rischia di mettere in difficoltà il gruppo Fininvest prima di tutto sul mercato borsistico. Lo scetticismo del premier sul ricorso annunciato dalla figlia Marina che dovrebbe bloccare l’esecutività della sentenza («figuriamoci, è lo stesso tribunale di Milano che deve decidere!»), ben si inquadra nel morale un po’ “down” del presidente del Consiglio al quale si aggiungono i rapporti non proprio brillanti con alleati e ministri. Insieme alla difficoltà a rispondere agli attacchi dell’opposizione, Pd in testa, che sullo scudo fiscale è riuscito a far passare l’idea di un provvedimento truffaldino, salvo poi far mancare in aula i numeri necessari per affossare il tanto contestato provvedimento. Se con Tremonti il confronto è a dir poco dialettico, con Fini, malgrado la mediazione di Gianni Letta, il dialogo è pressocchè interrotto e la convocazione dell’ufficio di presidenza del Pdl di dopodomani non cancella i problemi. Di recente anche il rapporto con Bossi è in salita. Al punto che mercoledì il Senatùr salirà al primo piano di Montecitorio per incontrare Fini e prendere con lui l’ennesimo caffè.
Di Marco Conti – ilmessaggero
DOMANI LA CONSULTA DECIDE SUL “LODO ALFANO “
Ci siamo, domani è il Lodo Alfano Day: comincia la discussione della Consulta sulla costituzionalità o meno della legge sull’immunità alle alte cariche dello Stato. Il verdetto potrebbe arrivare in tempi velocissimi, già subito, o forse – e più probabilmente secondo alcune indiscrezioni – nel giro di sette o otto giorni. Anche perchè, nel frattempo, venerdì cinque giudici costituzionali – compreso il presidente Francesco Amirante – andranno in trasferta a Lisbona, per un incontro con i colleghi spagnoli e portoghesi.
Chi prevarrà comunque, in questo alto consesso, al momento della decisione finale, fra i favorevoli alla bocciatura e quelli contrari all’annullamento del Lodo? La partita è racchiusa nei segreti del palazzo della Consulta e nei silenzi dei quindici giudici che dovranno poi pronunciarsi. Altre indiscrezioni – non si sa quanto aleatorie – dicono che, al momento, i quindici sarebbero così schierati: sette giudici per la bocciatura, cinque per la promozione, e tre indecisi. Ma questo è ancora fanta-costituzionalismo, la realtà si vedrà a tempo debito.
Fuori da quelle stanze felpatissime della Consulta, il premier sta col fiato sospeso. Su di lui, l’avvocato Ghedini, che ha buoni agganci fra i componenti della Consulta, due dei quali parteciparono a quella famosa cena con Berlusconi che destò scandalo, funge ormai da settimane come ”tranquillizzatore finale”. Ripete al Cavaliere che ci sono ottime possibilità di portare a casa il risultato. E anche il ministro Alfano ostenta sicurezza. Ha detto ieri: «Dopodomani, la Corte si pronuncerà e noi attendiamo fiduciosi il suo giudizio». Diversi gli umori che si registrano negli ambienti del presidente della Camera, Fini, da cui trapela una «cauta preoccupazione» che la legge venga bocciata.
E l’opposizione? Anche lì, grande attesa. E discreto tifo pro-bocciatura. Nel caso vada così, si aprirebbero scenari imprevedibili dentro il quadro politico. Francesco Rutelli, ieri, ha disegnato questo tipo di situazione: «Se cadesse il governo per un’eventuale bocciatura del Lodo Alfano, non si pensi ad una via giudiziaria, perchè c’è una via politica da percorrere. Invece di tornare a dividere il Paese con elezioni anticipate, si reagisca con un ”governo del presidente”. Che faccia quelle riforme necessarie, che l’esecutivo Berlusconi non è riuscito a fare».
di Mario Ajello- ilmessaggero
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