L’AQUILA. LA RABBIA DEI TERREMOTATI : NOI NON RIDEVAMO
Posted by irpinianelmondo su febbraio 14, 2010
14.02.2010-Oltre le transenne della zona rossa, tra i cumuli di macerie dei crolli del 6 aprile, per gridare la propria rabbia per i ritardi della ricostruzione e le risate degli imprenditori la notte del terremoto, prendere una pietra dal mucchio e portarla via in silenzio: una domenica diversa per gli aquilani, a dieci mesi dalla scossa che ha cancellato il centro storico, rendendolo impraticabile. Gli aquilani si sono ritrovati in piazza Duomo a mezzogiorno in punto, dandosi appuntamento su Facebook, attraverso il gruppo fondato giovedì scorso per manifestare il proprio sdegno alla luce delle intercettazioni relative all’inchiesta della procura di Firenze sugli appalti del G8. In molti avevano addosso magliette e cartelli con scritto “Io non ridevo alle 3.32” e “Riprendiamoci la nostra città”. «Non possono portarci via 700 anni di storia – ha commentato Giusi Pitari, mettendosi alla testa dei manifestanti – è ora di riprenderci le nostre vie, le nostre case, siamo indignati». Di qui la scelta di superare il tratto di corso accessibile, per fermarsi all’altezza dei Quattro Cantoni, e avanzare verso piazza Palazzo, tuttora chiusa al pubblico. Invano, le forze dell’ordine, dalla polizia all’esercito, hanno provato a impedire ai manifestanti, circa 300, di varcare le transenne. Al primo tentativo di forzare i blocchi, le persone preposte al posto di guardia hanno invece preferito lasciar passare la gente per evitare disordini. Così i manifestanti hanno raggiunto piazza Palazzo, la stessa in cui a dicembre era stato celebrato un Consiglio comunale tra cumuli di macerie, gli stessi dove la gente è salita oggi per sfogare la propria rabbia. Tra i primi, il quarantenne Stefano Cencioni: la sua personale rabbia, nel dire «noi quella notte non ridevamo», è diventata lo sfogo di una comunità. Cencioni ha precisato che la sua «non è una posizione contro la Protezione Civile che tanto ha dato a questa città. Ho conosciuto volontari – ha spiegato – che hanno lasciato le loro attività anche in Sicilia e in Valle d’Aosta per venire ad aiutarci e la persona a capo di questo sistema non può essere da condannare». Molte le critiche rivolte al capo della Protezione Civile sollecitate da quei comitati cittadini vicini al Movimento “3e32” che fin dai primi momenti dell’emergenza hanno animato le proteste contro il dipartimento per una gestione della ricostruzione definita, come recita uno striscione lasciato in piazza Duomo, «solo apparenza, poca sostanza».La Stampa
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