RIVELAZIONE SCHOC AD UN CONVEGNO MEDICO . LA DOTTORESSA: ” HO STACCATO LA SPINA A UN NEONATO SENZA SPERANZE”
Posted by irpinianelmondo su novembre 22, 2008
22.11.2008– – Un neonato con gravissime malformazioni è sottoposto ad operazione e, a distanza di cinque giorni, non ha alcuna speranza di ripresa: la dottoressa che lo ha in cura, col consenso dei genitori, interrompe le terapie e il bimbo muore. E’ accaduto a Treviso, all’ospedale Cà Foncello, ed a rendere noto l’episodio è stata la stessa dottoressa, suscitando tra gli esperti del settore una ‘levata di scudi’ in difesa della decisione da lei presa: in questi casi non si tratta di staccare la spina, affermano gli specialisti, bensì di evitare, “doverosamente”, situazioni di accanimento terapeutico. Il piccolo nato a Treviso, infatti, affermano i neonatologi, non aveva speranza di riprendersi e qualunque trattamento medico o farmacologico somministratogli sarebbe stato inutile e ne avrebbe solo prolungato l’agonia: in simili situazioni, rilevano, le stesse linee guida del settore prevedono la sospensione dei trattamenti ribadendo il ‘no’ all’accanimento terapeutico.
Chiaro, in merito, il giudizio del presidente della Società italiana di neonatologia, Claudio Fabris: “se i trattamenti sanitari e farmacologici somministrati al neonato non portano alcun beneficio, né attuale né in prospettiva, procurandogli anzi solo delle sofferenze ulteriori, allora si configura appunto una situazione di accanimento terapeutico. In tal caso è giustificata la sospensione di terapie che risultano inutili ai fini di una ripresa vitale, prolungando solo l’agonia”. Con l’accordo dei genitori, ha sottolineato Fabris, “‘si procede quindi ad un accompagnamento alla morte con cure compassionevoli, ad esempio l’uso di farmaci analgesici, riducendo progressivamente le terapie ormai senza esito. Evitare l’accanimento terapeutico – ha ribadito – è doveroso e previsto dalla deontologia medica”. Della stessa opinione il direttore del Centro di terapia intensiva neonatale dell’Università Cattolica di Roma, Costantino Romagnoli: “se un neonato arriva a dei parametri fisiologici di ‘non ripresa’, la decisione più logica è sospendere quei trattamenti farmacologici e terapeutici ormai inutili e procedere solo con cure compassionevoli, ovvero alimentazione-idratazione artificiale ed antidolorifici. Si attua cioé un accompagnamento alla morte il meno doloroso possibile”. Non si tratta insomma, rileva, “di staccare una spina, ma di evitare accanimento inutile”.
Un esempio, dice, rende l’idea: “Le terapie intensive neonatali sono come gare di Formula 1 con una Ferrari: le prestazioni sono al massimo del possibile, se non funzionano vuol dire che si è arrivati al limite delle possibilità terapeutiche”. Posizioni, queste, espresse anche in pronunciamenti ufficiali: Nel 2006, i neonatologi e il Centro di bioetica dell’Università Cattolica di Roma mettono a punto delle ‘linee guida per l’astensione dall’accanimento terapeutico nella pratica neonatologicà, in cui si afferma proprio l’opportunità della sospensione di trattamenti inutili che si configurassero come ‘accanimento’. Anche un recente documento del Consiglio superiore di sanità (Css) sostiene che qualora “l’evoluzione clinica dimostrasse che l’intervento è inefficace, si dovrà evitare che le cure intensive si trasformino in accanimento terapeutico”. Al neonato, si spiega, dovranno comunque essere sempre offerte “idratazione ed alimentazione compatibili con il suo quadro clinico e le altre cure compassionevoli, trattandolo sempre con atteggiamento di rispetto, amore e delicatezza”.
La Procura presso il Tribunale di Treviso aprirà un fascicolo in relazione alle dichiarazioni di una dottoressa dell’ospedale Cà Foncello che in un convegno ha reso noto di aver “staccato la spina” ad un neonato senza speranze di vita, con il consenso dei genitori. Antonio Fojadelli, Procuratore capo di Treviso, precisa che l’apertura del fascicolo è un “atto dovuto” necessario per “rendersi conto – ha detto – di come stanno le cose”. “La vicenda – ha aggiunto – va presa in considerazione per gli aspetti giuridici che la riguardano, poiché la magistratura non si occupa di etica”. “E’ ovvio – ha concluso – che in questa fase il nostro lavoro è solo di verifica dei fatti”.Ansa
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