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PAPA LUCIANI: “IL PONTEFICE DEL SORRISO”. MISTERI, PROFEZIE E INTERROGATIVI SULLA SUA MORTE

Posted by irpinianelmondo su agosto 28, 2008

28.8.2008– Trent’anni fa il Papa del sorriso. Era il 26 agosto 1978, quando i 111 cardinali riuniti in conclave scelsero Albino Luciani, all’epoca patriarca di Venezia, quale successore di Papa Paolo VI, morto il 6 agosto dopo 15 anni di pontificato.Ma quella di Luciani fu una meteora. Il nuovo Papa, che aveva preso il nome Giovanni Paolo I, morì improvvisamente dopo 33 giorni, colto da infarto la notte fra il 28 e il 29 settembre. Avrebbe compiuto 66 anni il 17 ottobre. Nel suo brevissimo papato, Luciani pronunciò 9 discorsi, tenne 4 udienze e due omelie. Ma la sua semplicità e il suo sorriso sono rimasti impressi nella memoria di tutti. Appena eletto, Papa Luciani si presentò al mondo confessando la sua paura di fronte al grande compito cui era stato chiamato, per il quale si sentiva inadeguato. Arrossì davanti alla folla che in piazza San Pietro lo salutava e applaudiva. Parlò di sé in prima persona; disse io, con semplicità, abrogando senza colpo ferire il plurale maiestatis di secolare memoria. Si mostrò rispettoso e umile verso i predecessori, e spiegò di aver scelto di chiamarsi Giovanni Paolo in ossequio a Giovanni XXIII, di cui venerava la memoria, e a Paolo VI di cui ammirava la sapienza. Fin da subito si capì che sarebbe stato un Papa diverso, dopo il severo e tormentato Paolo VI.

 Luciani era sorridente e allegro, parlava in modo semplice, perfino troppo semplice secondo alcuni. In uno dei suoi primi discorsi suscitò stupore affermando che Dio è padre ma anche madre. Benché il suo pontificato sia durato un niente, Luciani diventerà famoso come il papa del sorriso e dell’umiltà (humiltas, era scritto sul suo stemma papale). Prima ancora che Papa, era una specie di parroco della Chiesa universale. Memore dell’infanzia poverissima vissuta con la famiglia, il futuro Papa, nato nel 1912 a Forno di Canale (Belluno), oggi Canale d’Agordo, e prete dal 1935, condusse sempre una vita molto sobria, attenta all’essenziale. Conobbe sofferenza e malattia, finì in sanatorio, subì 8 operazioni. E proprio la salute stava per costargli la nomina a vescovo: Giovanni XXIII, che stimava quel parroco bellunese, un giorno chiese come mai Luciani non venisse mai proposto per la promozione, e gli fu detto che era malaticcio. Si racconta che Papa Giovanni replicò: allora vuol dire che lo faremo morire vescovo.

E così nel 1958 finalmente don Albino diventa vescovo e nel 1973 cardinale. Luciani fu eletto a tempo di record: dall’ ‘extra omnes’ alla fumata bianca passarono solo 25 ore e 48 minuti. Solo 4 votazioni per trovare l’accordo. Il card. Felici annunciò l’Habemus Papam alle 19:19. Pochi minuti dopo il nuovo Papa si affacciò dalla loggia di san Pietro per salutare e dare la benedizione ai 25.000 presenti e al mondo collegato via tv. L’elezione fu tanto rapida che colse in contropiede anche il cerimoniale, e il Papa dovette affacciarsi di nuovo più tardi per il rituale saluto alle guardie svizzere e a un battaglione dell’esercito italiano, nel frattempo schieratisi. Si disse che Luciani era stato scelto quasi per caso, una sorta di figura minore, a metà strada fra le personalità sostenute da chi voleva un nuovo papa conservatore e da chi lo voleva modernista. Alla vigilia del conclave non era ritenuto fra i papabili, benché la sua figura fosse tutt’altro che secondaria. Uomo di vasta cultura e preparazione teologica, era fermissimo in materia dottrinale; coniugava tali caratteristiche con la semplicità e la partecipazione, con la passione per le persone e il loro destino. Si ricorda la sua attenzione per i problemi delle famiglie e di quelle povere in particolare, si batté contro il divorzio, si interrogò sugli anticoncezionali.

Quando Paolo VI pubblicò l’Humanae vitae, la sua lealtà al Papa fu assoluta. Negli ambienti ecclesiastici, oltre che fra i fedeli, godeva di molta stima. Qualche anno fa, l’allora card. Ratzinger disse alla rivista ‘3’ Giornì che il nome di Luciani era affiorato in un incontro fra cardinali di lingua tedesca e brasiliani (Schröffer, Koenig, Hoeffner, Bengsch, Arns e Lorscheider): ‘non volevamo decidere niente, ma solo parlare un po’. Mi sono lasciato guidare dalla Provvidenza ascoltando i nomi, e vedendo come si è formato finalmente un consenso sul patriarca di Venezia. Ne fui molto felice. Avere come pastore della Chiesa universale un uomo con quella bontà e con quella fede luminosa era la garanzia che le cose andavano bené.

L’improvvisa morte di Albino Luciani sollevò interrogativi e sospetti, qualcuno scrisse addirittura che il Papa era stato avvelenato. Ma una commissione medica ne accertò la morte per cause naturali. Per Giovanni Paolo I è in corso la causa di beatificazione. ansa

MISTERI E PROFEZIE

 Le profezie e i misteri accompagnano il percorso di Albino Luciani verso il papato. L’episodio più noto riguarda l’incontro avvenuto nel luglio 1977, fra il cardinale e suor Lucia, l’ultima e anziana superstite dei tre fratelli di Fatima (Portogallo). Due ore di colloquio, sul contenuto del quale è stato detto e scritto di tutto: Lucia avrebbe predetto a Luciani l’elezione al soglio pontificio e una morte repentina, e si sarebbe rivolta a lui chiamandolo ‘santo padre’. La suora gli avrebbe parlato anche del messaggio segreto di Fatima (reso noto da Wojtyla nel 2000) che in qualche modo riguardava l’attentato al Papa, avvenuto poi nel 1981 per mano del turco Ali Agca.

Luciani fu sensibilmente impressionato da suor Lucia: ‘e’ piccola, vispa e chiacchierona” disse; ‘m’ha preso le mani fra le sue e ha incominciato a parlare .ste benedette donne quando cominciano a parlare non si fermano piu”. Ma non aggiunse altro. Da quel viaggio il patriarca rientrò turbato. Il fratello Edoardo disse che Albino, in genere sorridente e allegro, si intristiva molto e cambiava umore ripensando a quell’incontro e diceva di non volerne parlare. Il futuro Papa non disse di più, né scrisse mai nulla in proposito. E ha portato con sé il seqreto di quel misterioso incontro a Fatima.

La ‘designazione’ al papato aveva avuto un prologo nel settembre 1972 a Venezia, quando il severo Paolo VI durante una visita alla città, rompendo le rigide regole del cerimoniale, fece un gesto inconsueto davanti a ventimila persone: si tolse la stola papale e la mise sulle spalle del patriarca, che arrossì e provò vergogna, come lui stesso dirà tempo dopo. Montini sembrava aver indicato il suo successore. Pochi mesi dopo, Luciani è in cima alla lista di nuovi cardinali creati dal Papa. Nel 1958 era accaduto un fatto significativo: l’insolita insistenza di Papa Roncalli a nominare Luciani vescovo, forzando la mano a chi, fra i prelati veneti e di curia, non considerava il prete agordino adatto a quel ruolo. Gli dicevano che era malaticcio e inadatto, Roncalli seccato disse ‘lo faremo morire vescovo’. Nella sua prima omelia da vescovo, pochi giorni dopo, Luciani disse: ‘sto pensando che con me il Signore attua il suo vecchio sistema: prende i piccoli dal fango della strada e li mette in alto, prende la gente dai campi, dalle reti del mare, dal lago e ne fa degli apostoli. E’ il suo vecchio sistema. Certe cose il Signore non le vuole scrivere né sul bronzo, né sul marmo, ma addirittura nella polvere, affinché se la scrittura resta non scompaginata, non dispersa dal vento, sia ben chiaro, che tutto é opera e tutto merito del solo Signoré. Ci sono altri episodi ‘minori’ o meno noti. Pochi giorni dopo l’elezione a Papa, in vista del viaggio oltreoceano per una imminente conferenza dei vescovi sudamericani, Luciani osservò che il biglietto non era per lui, ma per un’altra persona. E infatti a quella riunione avrebbe poi preso parte il suo successore Wojtyla. A suor Vincenza Taffarel, sua assistente-segretaria fin dai tempi del Veneto, una sera disse: ‘vede, su questa poltrona non dovrei sedere io, ma un Papa straniero. L’avevo chiesto al Signoré. In conclave Luciani si era detto favorevole a un Papa straniero. E dopo di lui arrivò Karol Wojtyla.

GLI INTERROGATIVI SULLA SUA MORTE

 La morte stroncò Papa Luciani la notte fra il 28 e il 29 settembre 1978. Un infarto colpì il pontefice, come ha accertato una commissione d’inchiesta voluta dal Vaticano per dare risposta ad un evento tanto improvviso quanto drammatico, che aveva sconvolto la Chiesa e i fedeli, e alimentato sospetti e congetture d’ogni tipo.

La possibilità che il Papa fosse stato vittima di un complotto ha alimentato nel tempo articoli, libri e programmi tv. Del resto, nella vicenda gli ingredienti del giallo c’erano tutti: Luciani era un innovatore, secondo alcuni troppo innovatore, e la sua idea di Chiesa dava l’idea di essere più aperta, meno ingessata rispetto a quella ereditata dai difficili tempi di Paolo VI. E questo poteva suscitare qualche malumore. Poi i rapporti con la curia si erano fatti difficili dopo le prime uscite del Papa, c’era sconcerto per quell’affermazione che Dio è padre ma anche madre, per quell’eccesso di semplicità nel linguaggio di Luciani, che parlava in prima persona, confessava in pubblico le sue debolezze. Colpì perfino il tentativo di pensionare la sedia gestatoria (‘che cosa direbbe la mia mamma se mi vedesse portato a spalla in quel modò, ironizzò Luciani); il fatto in sé era poco sostanziale, ma di grande portata simbolica. Ad alimentare ulteriormente i sospetti di un intervento esterno nella morte del Papa, anche i rapporti notoriamente non buoni di Luciani con il potente e discusso mons. Marcinkus, l’arcivescovo americano che presiedeva lo Ior, la banca vaticana, e al centro di operazioni tutt’altro che trasparenti. Insomma, c’erano tutti gli elementi che si prestavano a confezionare un giallo internazionale.

E anche le autorità vaticane ci misero del loro per seminare dubbi e sospetti, dando campo libero alle dietrologie. Ecco cosa accadde: alle 6:30 del 29 settembre, la Santa Sede diffuse una nota in cui si ricostruivano le ultime ore di vita del pontefice e si attribuiva la scoperta del cadavere al segretario particolare don Magee, alle 5:30. Invece era stata suor Vincenza Taffarel, storica assistente di Luciani, a trovare il corpo senza vita del Papa. La religiosa infatti si era accorta che il solito caffé servito alle prime luci dell’alba era rimasto nella tazzina. Perché venne data una versione non autentica dei fatti di quella notte ? come fu ammesso solo nel 1984, alle autorità vaticane era sembrato sconveniente dire che una donna era entrata nella stanza del Papa! La commissione d’inchiesta, che pure non eseguì l’autopsia, accertò che Giovanni Paolo I era morto d’infarto. La salute di Albino Luciani in verità era sempre stata fragile: venne battezzato lo stesso giorno della nascita ‘per imminente pericolo di vita’; era un giovane prete quando gli fu diagnosticata una tubercolosi incurabile, e finì in un sanatorio della Valtellina; qualche tempo dopo i medici si accorsero che in realtà al pretino era stata diagnosticata la malattia sbagliata, perché lui aveva ‘solo’ una polmonite, seguirono altre cure, altri ricoveri periodici. Negli anni il futuro Papa subì otto interventi chirurgici, un’embolia all’occhio e svariati altri malori.

E proprio a causa del suo precario stato di salute, Luciani non veniva mai proposto per la nomina a vescovo, finché non intervenne Papa Roncalli in persona. Nel 1987 il segretario personale di papa Luciani, don Diego Lorenzi, ammise in una trasmissione tv curata da Enzo Tortora, che il papa poche ore prima della morte aveva avvertito una forte fitta al petto, per la quale, però, non aveva sollecitato né l’intervento del medico pontificio Renato Buzzonetti, né del suo medico curante che stava a Vittorio Veneto.

Una Risposta to “PAPA LUCIANI: “IL PONTEFICE DEL SORRISO”. MISTERI, PROFEZIE E INTERROGATIVI SULLA SUA MORTE”

  1. wolff said

    certo i sospetti sono fortissimi e molti dubbi rimangono!
    certamente Luciani è con Roncalli il leader ke (se fosse durato qlk anno) avrebbe potuto cambiare in meglio molte cose (dentro e fuori il vaticano)…wojtyla fece qlcs di buono ma anke molte sciokkezze ed è sopravalutato.

    ionon sono credente ma non posso fare a meno di ammirare UOMINI come Angelo Roncalli e Albino Luciani…

    x qnt riguarda Ratzinger, beh, lasciamo perdere!

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