BARI . LICENZIATO ASSENTEISTA ACQUEDOTTO PUGLIESE .SOSPESI ANCHE CAPOSQUADRA E CAPOCOMPARTIMENTO

20.5.2008 -La «novità» non è nel licenziamento di un dipendente assenteista, «ma nel fatto che sono stati sanzionati con una sospensione di una settimana il suo diretto caposquadra che di fatto lo copriva e con una ammenda il capo del compartimento che avrebbe dovuto controllare». L’amministratore unico dell’Acquedotto Pugliese (Aqp), Ivo Monteforte, nominato nel febbraio 2007 dalla Regione Puglia che detiene tutto il capitale della società, chiarisce così qual è il messaggio lanciato con il licenziamento di un fontaniere di 50 anni di Taranto che timbrava il cartellino regolarmente e poi scompariva per andare a lavorare con la moglie.
«La novità è questa – dice ai giornalisti – e cioè che chi deve controllare lo deve fare, non deve fare finta, e questo è un messaggio per tutti». «Il messaggio che voglio dare è questo – aggiunge – io non sono venuto per licenziare le persone, io sono venuto per valorizzare le risorse umane dell’Acquedotto e per farlo rinascere».
La decisione del licenziamento, ha spiegato Monteforte, è stata presa dopo una verifica fatta dal nuovo capo del personale, Alfredo Correra, che ha girato tutte le unità territoriali della società alla ricerca di problemi e anomalie da risolvere.

Correra, in servizio da circa tre mesi, spiega Monteforte, «ha girato per tutte le unità territoriali, ha incontrato i manager e verificato situazioni problemi sindacali e problemi singoli». «Ha scoperto che ci poteva essere una fattispecie di assenteismo, abbiamo compiuto le verifiche e applicato rigorosamente tutte le procedure che per questa fattispecie prevedono il licenziamento senza preavviso che noi abbiamo applicato».
Monteforte insiste sulla volontà di valorizzare le risorse umane in azienda. «Come avete visto – aggiunge – il piano industriale al primo punto prevede le risorse umane perchè le aziende di servizi vanno bene quando le risorse umane sono motivate e si sentono veramente partecipi delle vita aziendale». «Ecco perchè – continua – ho chiuso completamente ad ogni forma di clientelismo: mi può chiamare chi vuole, ma se la persona non è adatta non verrà mai proposta, così come non assumerò mai nessuno raccomandato da chiunque. Premiamo il merito, l’attaccamento all’azienda e non l’appartenenza».
«Le pressioni ci sono – ha ammesso – ma finiscono nel mio cassetto. In una azienda così grande, chiunque si sente in dovere di fare raccomandazioni, l’importante è che non vadano a buon fine». «Noi facciamo le selezioni sulla base delle caratteristiche professionali che ci interessano – ha concluso – se la persona risponde a quelle caratteristiche la assumiamo».