LA PROPOSTA DELLA LEGA: DOPO LE “GABBIE SALARIALI”, TRICOLORI E INNI REGIONALI
Posted by irpinianelmondo su agosto 6, 2009
05.08.2009– ansa-“La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso”. E’ l’articolo 12 della Costituzione, immutato e indiscusso dal 1948. Ma alla Lega non basta più. Bisognerebbe aggiungere, secondo la proposta di legge del capogruppo al Senato Federico Bricolo, le parole: “Ciascuna regione ha come simboli la bandiera e l’inno”. I vessilli regionali sarebbero così equiparati al tricolore. Mentre gli inni lombardo, toscano o campano, supererebbero per rango l’inno di Mameli, che non è citato dalla Costituzione e cui pure la Lega ha sempre preferito il ‘Va pensiero’ di Giuseppe Verdi. Come prevedibile, questa iniziativa del Carroccio, che risale al luglio 2008, ma che è stata segnalata dall’ufficio stampa della Lega al Senato, solleva le aspre polemiche non solo dell’opposizione, ma anche di alcuni esponenti della maggioranza.
Nonostante il tentativo di Bricolo di stopparle sul nascere: “Non è una proposta di legge che va contro qualcosa o qualcuno – sottolinea – ma chiede il riconoscimento delle bandiere e degli inni regionali per valorizzare simboli identitari che sono ricchezza per tutti”. Il progetto di legge, spiegano i senatori della Lega, è coerente con la riforma federalista. Per di più, non si tratta di una proposta nordista, ma riguarderebbe tutte le Regioni. “Voglio ricordare ai tanti sepolcri imbiancati che credono che la realtà nazionale debba essere un museo – aggiunge il ministro per le Politiche agricole Luca Zaia – che invece la gente e le culture si modificano”. Ma il messaggio del Carroccio viene capito solo dal movimento autonomista siciliano di Raffaele Lombardo.
Il capogruppo alla Camera Carmelo Lo Monte dice che l’Mpa è d’accordo con quella che non esita a definire “una felice intuizione”. Per il resto, contro la proposta di Bricolo si scatena immediatamente un aspro fuoco di fila. “Di fronte ad un Paese che aspetta scelte di fondo strutturali per affrontare e superare la crisi, il governo perde tempo”, dice il segretario del Pd Dario Franceschini. “La smettano di prendere in giro gli italiani”, aggiunge. Il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, accusa l’opposizione di mistificare e sollevare ad arte “risse, bagarre, insulti”, ma anche di “tanta ignoranza della Costituzione, visto che la Repubblica è costituita da Comuni, Province, Città Metropolitane, Regioni e Stato”.
Ma un parziale stop al Carroccio arriva dal presidente del Senato, Renato Schifani: “Il tricolore costituisce un intangibile valore di unità del Paese – dice – Sono proposte della Lega, deciderà il Parlamento”. Mentre critiche aspre giungono da esponenti del Pdl come Alessandra Mussolini, che taglia corto: “C’é la bandiera italiana, punto e basta”. Poi insinua: “Ci sono le regionali e la Lega si prepara a questa competizione”. Mentre Carmelo Briguglio, vicepresidente dei deputati del Pdl, è duro: “Nella Costituzione immaginata dalla Lega non c’é la nostra Repubblica, ma un’Italia pre-unitaria”. Briguglio invita a “non sottovalutare gli effetti di certe uscite del partito di Bossi”, ma c’é anche chi, dall’opposizione, invita a non considerare affatto la proposta leghista, come il capogruppo dell’Udc al Senato Gianpiero D’Alia, che parla di “ondate di calore in Val Padana”. Mentre il presidente dei senatori dell’Idv, Felice Belisario, chiama in causa il presidente del Consiglio: “Cosa ne pensa Berlusconi?”, domanda. Per il momento, nessuna risposta.
SUD: LA LEGA FRENA SULLE GABBIE SALARIALI. SACCONI, CASO CHIUSO
di Alessandra Chini
Nessuno ha mai parlato di gabbie salariali, semmai, in linea con il federalismo fiscale andrebbe stimolata la contrattazione sindacale a livello territoriale. Dopo una giornata di polemiche con l’opposizione, i sindacati e una parte della maggioranza il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli precisa il suo pensiero sulla parametrazione degli stipendi al costo della vita nelle diverse aree del Paese. E, nonostante ‘La Padania’, quotidiano del Carroccio diretto da Umberto Bossi, titoli la prima pagina ‘E’ tempo di gabbie salarialì, frena: nessuno intendeva parlare di qualcosa che esulasse dalla contrattazione.
“La mia proposta – sottolinea il ministro – è che la contrattazione nazionale sulla busta paga sia relativa solo al minimo garantito e che poi abbia un forte peso la contrattazione regionale basata sul potere reale d’acquisto e nel contempo su quella flessibilità indispensabile al mondo delle imprese”. Parole che per Maurizio Sacconi “seppelliscono definitivamente l’ennesimo pretestuoso caso d’agosto”. Anche perché, spiega il ministro del Lavoro, la detassazione delle parti del salario legate alla produttività già di per sé “stimola contratti aziendali o territoriali” ed è chiaro, anche se implicito, che “la contrattazione locale tiene conto dello specifico costo della vita nel contesto territoriale”.
Insomma, una tempesta in un bicchier d’acqua anche se in passato proprio il leader della Lega Umberto Bossi aveva parlato di gabbie salariali e nonostante l’irritazione di una buona parte di An (Ignazio La Russa ad esempio parla di “suggestioni agostane, cose da pazzi…”) e di parlamentari del sud della maggioranza. Quella di Calderoli è una proposta respinta al mittente anche dall’opposizione ma che, in fondo, sembrerebbe non dispiacere a una parte del Pd. Taglia corto l’Udc con il segretario Lorenzo Cesa: “il sud é già in gabbia, le gabbie salariali sono già concretamente applicate visto che chi lavora nel Mezzogiorno guadagna il 18% in meno rispetto al nord, servono risposte, non boutade”.
E se la prende con la proposta di Calderoli anche l’Italia dei Valori. “Il lavoratore non è una macchina”, dice il portavoce Leoluca Orlando e allora “si può discutere della questione del costo della vita ma senza dichiarazioni estemporanee e soprattutto tenendo conto del contesto sociale nel quale una ‘paga’ si inserisce”.
Più sfaccettata la posizione del Pd. Mentre, infatti, molti dei big del partito chiudono a partire dal segretario Dario Franceschini per il quale una ipotesi di questo genere rappresenta un “ritorno al passato” per arrivare ad Anna Finocchiaro che chiede di “smetterla con le provocazioni”, non manca chi tra mille cautele non oppone un muro all’ipotesi della contrattazione territoriale. Uno fra tutti è il professore di diritto del Lavoro e senatore del Pd Pietro Ichino. “Un sindacato che faccia bene il suo mestiere – è il suo ragionamento – mi sembra che non possa prescindere nella negoziazione dei livelli retributivi, da due fattori: la produttività del lavoro da una parte, il potere d’acquisto dall’altra; per questo in riferimento al primo fattore è fondamentale la contrattazione a livello nazionale e in riferimento al secondo può assumere un valore rilevante quella regionale o macro-regionale. Se è questo ciò che intende Calderoli non posso che concordare con lui”.
ferdinando said
IL PARTITO DEL SUD NON BASTA PIU’ ORMAI SONO MATURI I TEMPI PER GENTE COME SUA ECCELLENZA FINOCCHIARO APRILE CON IL SUO MIS SEPARAZIONE SUBITO LA SICILIA SI DEVE STACCARE PER NON RESTARE COLONIA DELL’ITALIETTA DI TURNO SI DEVE NECESSARIAMENTE RIFONDARE IL MOVIMENTO INDIPENDENTISTA SVEGLIAMOCI PER NON ESSERE SCHIAVI